Un Caffè 2.0 con Alessandro Burbank
Alessandro Burbank è il primo poeta, vivente, che sia mai stato invitato ai nostri caffè 2.0.
«Pazzesco.»
Chi è Burbank, per chi purtroppo non ha il piacere di conoscerlo? È un bambino veneziano che scrive le poesie che piacciono a tutti, tranne alla sua maestra, e che proprio in laguna trova i primi fari della sua navigazione poetica. È un adolescente che dorme nelle stazioni dei treni pur di partecipare alle qualificazioni della lega italiana Poetry Slam – gli incontri di poesia performativa di cui è uno dei pionieri, prima, e uno dei campioni, poi. È uno studente curioso, a volte fin troppo, che ha il coraggio di seguire sempre le sue passioni, da quelle che lo portano in osteria a quelle che lo portano in Palestina, dove indaga il rapporto tra rap e poesia in questo territorio difficile e collabora a trarne un ottimo documentario. È l’ospite di festival letterari, è una delle voci più torbate del dibattito intorno alla poesia contemporanea ed è un ottimista che si butta, ad esempio su un Flixbus, per Finché Non Trovo Un Lavoro Tour, la sua prima tourné di reading internazionale che infatti lo ha portato in tutta Italia, ma anche a Lugano. È un artista della sperimentazione, un vero esteta della vera sostanza, che oggi, a pochi mesi dall’uscita della sua prima e fortunata raccolta poetica Salutarsi dagli aerei (Interno Poesia, 2018), sta già cercando e trovando forme nuove – a volte divertenti, a volte sconcertanti, sempre sorprendenti – per esprimere la questione che lo accompagna da tutta la vita: l’incomunicabilità. O meglio il suo superamento. Che stia moderando incontri, che stia aprendo concerti, che stia conducendo uno slam, che stia organizzando eventi, workshop e residenze artistiche, che stia scrivendo le poesie su Instagram che amiamo o che stia bevendo rossi con gli amici che lo amano, Alessandro Burbank quello è: poeta, vivente.
È stato un regalo incontrarlo.
Foto di Andrea “Nose” Barchi
Alessandro Burbank
Poeta