Ha le idee chiare Carlo “Carlin” Petrini, ma di questo non avevamo dubbi. Il fondatore di Slow Food è energico, chiaro e tagliente.
Non lo mette in soggezione la location, l’International Training Center dell’ILO (International Labour Organization) ma d’altronde il livello e la frequenza dei suoi interventi, in giro per il mondo, iniziano ad essere davvero parecchi.
Ultimo, non per importanza ma solo per tempo, Papa Bergoglio, che con una lettera ha ringraziato il suo movimento per la tutela della biodiversità per “la coltivazione e la custodia del Creato”.
Sono due ore che passano in fretta, nonostante il leit motiv sia lo “slow” living, non solo Food. Parla attraverso i fatti, di quello che con Slow Food sono riusciti a modificare nel corso degli anni, di come dai Gruppi di Acquisto Solidale a Terra Madre, dai Farmer Market agli orti urbani, dai presidi ai lavori con gli agricoltori, sempre partendo dagli umili (termine che ricorda derivare da Humus-Terra) si possa immaginare di coltivare un mondo sostenibile, in cui vivere con Gusto.
Parla di numeri: di come oggi la produzione mondiale di cibo sia in grado di sfamare 12 miliardi di persone e di come la metà vada nella spazzatura. Di come dal 1900 abbiamo perso il 70 % della biodiversità.
Ma non si ferma lì, parla di soluzioni, di come negli anni si sia sviluppata una cultura del gusto legata ai ritmi della natura, di come questa possa svilupparsi in tutto il mondo, anche in stati come l’America, che ha esportato nel mondo il fast food e che ora ha più di 14.000 Farmer Market, orti urbani (uno addirittura alla Casa Bianca) e non possa cambiare in un giorno, ma non per questo è destinata a ripetere gli errori del passato.
Si, perché Petrini non è una persona che lotta “contro” un atteggiamento o un sistema, ma “pro” a favore di un modo diverso di vedere e fare le cose. Un modo che già esiste e al quale noi possiamo contribuire, come?
In tanti modi, in primis condividendo le best practice, le buone prassi, che rendono la nostra vita, come individui e collettività, un po’ più sana, valida e da coltivare.
Perché se crescita dev’essere, che sia sostenibile.
Partiamo da un grazie Carlin, avanti tutta, ma… “slow” che il futuro non ha fretta, cammina al nostro fianco.
P.S.: e grazie ad Alessia per l’invito, senza la quale anche curiosare sarebbe stato difficile.
Un invito: We live in the same Planet, if we want to change it “Let’s do it together”.
Noi ne abbiamo fatto una ragione sociale, stay tuned!