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Un Caffè 2.0 con Andrea Riccadonna

Mi alzo la mattina e faccio quello che mi piace.

Riccadonna il suo mestiere lo ha imparato a bottega, come si faceva un tempo. Ha cominciato in analogico, come non si fa più. Ma soprattutto è partito copiando da quelli più bravi, come si fa sempre. Non è un problema per lui ammetterlo, perché è un appassionato di storia dell’arte e quindi sa che l’originalità totale non esiste, mentre l’artista ha il talento nel saper mescolare elementi preesistenti e renderli unici.

Per un tratto del suo percorso, la pubblicità è stata il suo lavoro, poi ha cominciato a lavorare per diversi giornali e case editrici importanti, come la Bonelli, e ha trovato un suo spazio nel mercato francese. Ora, in qualità di docente alla Scuola Internazionale di Comics – un incarico che lo aiuta anche con le sue produzioni personali – insegna ai suoi studenti che il fumetto può diventare arte, ma che è prima di tutto un mestiere: un esempio su tutti, che noi capiamo benissimo, è la diligenza con cui un professionista deve consegnare il materiale a qualsiasi costo, al di là della stanchezza, dell’imminenza della scadenza e di cosa gli venga chiesto di disegnare – «del resto i grandi maestri del Rinascimento non sceglievano di sicuro di ritrarre santi e madonne per loro piacere, ma su commissione» – e che proprio questo, avere dei paletti, crea la sfida perfetta per far emergere la nostra creatività.

Andrea Riccadonna

Illustratore

Un Caffè 2.0 con Andrea Riccadonna

Riccadonna il suo mestiere lo ha imparato a bottega, come si faceva un tempo. Ha cominciato in analogico, come non si fa più. Ma soprattutto è partito copiando da quelli più bravi, come si fa sempre.